LE “BUFALE” sul TURISMO in CALABRIA

I dati che vengono diffusi sulla presenza turistica in Calabria oscillano mediamente, con un costante aumento dal 1980, dal 7 al 12%. Facendo un calcolo approssimativo dal ’80 ad oggi avremmo dovuto avere una presenza sempre crescente da potersi quasi positivamente confrontare con i dati delle maggiori località turistiche del Paese. I dati diffusi comprendono anche quel turismo autogestito da quei “ complessi” che, per la loro organizzazione, rappresentano una scarsa fonte della economia regionale.
Certo è che turismo, agricoltura e terziario non sono stati mai considerati essenziali “fonti” dello sviluppo regionale e “ la spesa “ è stata “indirizzata” verso contributi a pioggia per iniziative prevalentemente dispersive o, meglio, clientelari.
E’ mancata una seria politica di programmazione che abbia privilegiato lo sviluppo della Calabria pur avendo beneficiato di lauti assegnazioni di fondi dispersi sempre in mille rivoli di spreco.
Ed allora perché non domandarsi le cause del fallimento di questo settore ? Alcune risposte sono facili a darsi: criminalità, illegalità, alto inquinamento, cementificazione delle coste, abbandono delle campagne, e poi…. i costi insopportabili dei trasporti spesso talmente scadenti da farci ricordare le “vecchie tradotte militari del 1940” ed i costi della ricettività che sarebbe sufficiente confrontare ai costi di ricettività di rinomati centri turistici balneari dove un hotel 3 stelle è più che un hotel 5 stelle plus gestito in Calabria. Sono stato a Cesenatico hotel 3 stelle 20 mt mare , climatizzato, piscina, parcheggio, sauna, uso bici, palestra technogym, camere ogni confort, cucina romagnola, pensione completa all-inclusive euro 380 x 7 giorni!
Ma altri sarebbero i perché del non “ funzionamento” dei settori trainanti dell’economia di questa nostra sfortunata terra.
sergio scarpino